Spirometria

Cos'è e quando effettuarlo

La spirometria è un esame non invasivo, di semplice e rapida esecuzione e di notevole utilità nella valutazione della funzionalità dell’apparato respiratorio; analizzando le varie fasi della meccanica respiratoria fornisce numerose informazioni per la diagnosi e per il monitoraggio di patologie broncopolmonari. Il medico può richiedere l’esame spirometria se sospetta patologie come l’asma bronchiale, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, l’enfisema polmonare, le fibrosi polmonari; utile è la sua esecuzione in presenza di patologie neuromuscolari o di altre patologie che ostacolano la normale meccanica respiratoria (obesità o alterazioni della colonna vertebrale). Altre indicazioni alla spirometria sono la valutazione del rischio preparatorio, l’idoneità allo svolgimento di attività sportiva e lo screening di malattie respiratorie in lavoratori a rischio professionale

La spirometria semplice, seppur non non presenti particolari rischi, richiede la collaborazione attiva del paziente: il test solitamente è eseguito da seduti, il boccaglio è stretto tra le labbra del paziente ed è applicato un apposito stringinaso. Fondamentale è il ruolo dell’operatore sanitario che guiderà il paziente nell’esecuzione del test. Dopo una serie di manovre respiratorie non forzate il paziente eseguirà una profonda inspirazione  e, successivamente, soffierà in maniera rigorosa e per  almeno 6 secondi in un apposito boccaglio collegato a uno spirometro. L’apparecchio, attraverso la registrazione dei flussi di aria, è in grado di definire i volumi di aria mobilizzati, stabilendo l’eventuale presenza di alterazioni suggestive di patologie dell’albero respiratorio. I valori registrati sono interpretati in funzione di parametri teorici, definiti da età, altezza, peso, genere e razza e misurati su una popolazione di riferimento non affetta da patologie di rilievo.

I parametri più significativi registrati sono:

  • capacità vitale (VC) – capacità vitale forzata (FVC): quantità totale di aria mobilizzata nel corso di una manovra normale (CV) o forzata (FVC)
  • volume espiratorio massimale al I secondo (FEV1): quantità di aria mobilizzata al primo secondo di espirazione forzata
  • rapporto tra FEV1 e FVC, noto come indicessi Tiffenau
  • Flusso espiratorio forzato (FEF): è il flusso con cui l’aria esce in corso di espirazione e può essere rilevato nelle varie fasi della manovra di espirazione, al 25% al 50% e al 75% della FVC.
  • Picco di flusso espiratorio (PEF): velocità massima di espirazione dopo un’inspirazione massimale.

Una riduzione dell’indice di Tiffenau (riduzione del FEV1 con FVC non alterato o ridotto in misura relativamente inferiore rispetto al FEV1) configura una sindrome disventilatoria di tipo ostruttivo, tipica dell’asma bronchiale o della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO); per la diagnosi differenziale tra le due patologie, oltre alla storia clinica e all’esame obiettivo, è opportuno eseguire un test di broncodilatazione con salbutamolo: il miglioramento di specifici parametri spirometrici dopo la somministrazione del salbutamolo è indicativa di un’ostruzione bronchiale reversibile tipica dell’asma, mentre il mancato miglioramento suggerisce una diagnosi di BPCO.

Il test di provocazione bronchiale può essere eseguito per diagnosticare l’iperreattività bronchiale (aspetto fisiopatologico tipico dell’asma bronchiale) nei casi in cui il quadro spirometrico risulta essere nella norma al momento dell’osservazione. Si fa inalare al paziente un agente broncocostrittore (metacolina, istamina, soluzioni iperosmolari, aria fredda) e si eseguono prove spirometriche seriate: il declino del FEV1 evidenzia l’iperreattività bronchiale e permette al medico di orientarsi verso la diagnosi di asma bronchiale

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